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27 agosto 2024
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L’espressione 三教合一 sānjiào héyī è traducibile come "i tre insegnamenti in uno solo" o come "i tre insegnamenti in armonia". La parola 合一 héyī esprime il concetto del verbo "unire", mentre il carattere 教 jiào ha il significato di "insegnare", "insegnamento".
Questa espressione si riferisce ai tre sistemi culturali, spirituali e religiosi su cui si fonda la cultura cinese: il confucianesimo, il daoismo e il buddismo, che a tutt’oggi coesistono in armonia nella terra del dragone.
Di sovente può capitare di incontrare in Cina persone che praticano questi tre insegnamenti assieme. Di frequente li sovrappongono e li fondono l’uno nell’altro, passando dall’uno all’altro indistintamente.
Si tratta di una forma di eclettismo abbastanza "comune", normale. L’ecclettismo è una reazione comune al pluralismo religioso, poichè la maggior parte delle persone, a eccezione di quelle più istruite o più aderenti devote a particolari visioni religiose del mondo, si preoccupano meno della purezza e coerenza delle tradizioni a loro disposizione. Parti di altre tradizioni possono essere introdotte nella vita religiosa dell’individuo senza una vera e propria fusione delle singole tradizioni. Inoltre, l’eclettismo stabilisce abitudini di interazione fra tradizioni religiose che aprono la strada al sincretismo.
Il sincretismo può includere casi in cui elementi di una religione sono accettati in un’altra, senza cambiare sostanzialmente il carattere della religione che li riceve.
Uno dei primi riferimenti a questa idea trinitaria dei tre insegnamenti è attribuito allo studioso 李士謙 lǐ shìqiān (523 d.C. — 588 d.C.). In quella che è conosciuta come "Cronaca del Nord", in cinese 北史 běi shǐ, redatta da 李延壽 lǐ yánshòu durante la dinastia 唐 táng, nel capoverso n. 129 del capitolo 21 del volume 33, 《卷三十三列傳第二十一》 juǎn sānshísān lièzhuàn dì èrshíyī, è riportato il seguente paragrafo:
客又問三教優劣,士謙曰:
「佛,日也;道,月也;儒,五星也。」
kè yòu wèn sān jiào yōuliè, shì qiān yuē:
- fú, rì yě; dào, yuè yě; rú, wǔxīng yě. -
La traduzione è la seguente: "il visitatore chiede anche quali sono i pregi e difetti dei tre insegnamenti. 李士謙 lǐ shìqiān risponde: "il buddismo è il sole, il taoismo la luna e il confucianesimo le cinque stelle".
Pur rimanendo separati, i tre insegnamenti coesistono come fenomeni ugualmente indispensabili del mondo naturale. Sono si entità separate, ma coesistono in completa armonia.
李士謙 lǐ shìqiān paragona le tre tradizioni a significativi corpi celesti, suggerendo che, pur rimanendo separate, coesistono come fenomeni ugualmente indispensabili del mondo naturale.
Anche altre opinioni sottolineano l’unità essenziale dei tre sistemi religiosi. Un proverbio tratto dal romanzo pubblicato fra il 1567 e il 1619 circa: "L’investitura degli dèi" (封神演義 fēng shén yǎnyì) attribuito all'autore 許仲琳 xǔ zhònglín, si apre elencando i simboli che distinguono i tre insegnamenti l’uno dall’altro, ma si chiude con l’affermazione che sono praticamente gli stessi: "I tre insegnamenti – l’oro e il cinabro del daoismo, le reliquie delle figure buddiste e le virtù confuciane dell’umanità e della rettitudine – sono, in fondo, un’unica tradizione".
Questa visione è oggi definita in Occidente con la parola "sincretismo".
Alla fine del XVI secolo l’espressione 三教合一 sānjiào héyī ha così anticipato di secoli il concetto di sincretismo occidentale.
Il sincretismo è il processo attraverso il quale elementi di religioni diverse si fondono in una visione unitaria del mondo. Sebbene il sincretismo sia una componente del discorso occidentale sulla storia delle religioni, il processo sincretico ha trovato scarso favore all’interno del mondo cristiano o del mondo islamico, che sono storicamente legati alla nozione di religione come rivelazione di una "verità assoluta". In altre parole, hanno resistito a una conciliazione con tradizioni differenti. Al contrario, l’ambiente religioso plurale della Cina ha incoraggiato gli aderenti al buddismo, al daoismo e al confucianesimo a prendere spunto in modo eclettico dalle rispettive tradizioni e a guardare con benevolenza al pluralismo, alla combinazione e all’influenza reciproca dei tre insegnamenti.
Il confucianesimo ha spesso funzionato come ideologia politica e sistema di valori; il daoismo è stato paragonato, in modo incoerente, sia a una visione della vita sia a un sistema di divinità e magia; e il buddismo ha offerto, secondo alcuni studiosi, una vera e propria soteriologia (dottrina della salvezza), una serie di tecniche e divinità che permettono di raggiungere la salvezza nell’altro mondo.
Senza pretendere in questa sede di riuscire a illustrare nella loro complessità e interezza i tre insegnamenti, qui di seguito riporto in modo sintetico una loro descrizione. Al fine di una loro comprensione, seppur sintetica e superficiale.
Il confucianesimo è il più antico dei sistemi di credenze cinesi, risalente alla dinastia 週 zhōu (770 - 476 a.C.), con alcune idee che risalgono addirittura a un periodo molto precedente.
Prende il nome dal filosofo cinese 孔夫子 kǒng fūzǐ, Confucio, (551 - 479 a.C.), coautore di diversi manoscritti sull’ordine sociale.
Il confucianesimo si concentra in particolare sulle regole sociali e sui valori morali, oltre che sul concetto che, attraverso lo studio e la ricerca, si può raggiungere un carattere buono e virtuoso.
La pietà filiale (孝 xiào), compreso il culto degli antenati, l’umanità (仁 rén), il corretto galateo o rituale (禮 lǐ) e il rigoroso rispetto dei ruoli sociali sono parte integrante del confucianesimo.
Secondo Confucio si sarebbe potuta creare un’esistenza equilibrata e armoniosa se ogni suddito dell’impero avesse rispettato il ruolo assegnato nella società e avesse eseguito i rituali corretti.
Solo una piccola parte della società cinese era completamente alfabetizzata e la classe d’èlite era formata da studiosi altamente istruiti (文人 wénrén). È da questo gruppo che venivano selezionati tutti i funzionari governativi, attraverso una serie di rigorosi esami.
Esami che richiedevano una conoscenza approfondita del canone confuciano, la capacità di scrivere saggi su questioni morali e di attualità e poesie in una varietà di stili. L’istruzione e i risultati ottenuti esame dopo esame diventavano fondamentali per l’avanzamento nella carriera governativa e nel ricoprire incarichi di prestigio nell’amministrazione dell’impero.
Il daoismo è un sistema, una visione del mondo, che può essere fatto risalire al IV secolo a.C. Prende il nome dal 道 dào (la Via). Promuove una vita equilibrata e in sintonia con la Natura. Si concentra sull’interdipendenza di tutte le cose, che si riflette nel concetto di 陰 yīn e 陽 yáng, insieme a una particolare preoccupazione per il raggiungimento dell’immortalità. Esiste una serie di divinità immortali daoiste ampiamente venerate, che si pensava potessero influenzare tutti gli ambiti della vita, come la salute, la felicità e la fortuna.
Il protagonista principale del daoismo è il saggio 老子 lǎozi (604-531 a.C.). La prima menzione di 老子 lǎozi si trova nel testo 莊子 zhuāngzi (300 a.C. circa), che prende il nome dal suo autore. Tuttavia, il suo primo resoconto storico si trova nello 史記 shǐjì scritto da 司馬遷 sīmǎqiān (circa 100 a.C.). In esso si legge che il nome della famiglia di 老子 lǎozi era 李 lǐ e che egli era un archivista della corte 週 zhōu. Dopo aver lasciato la corte, viaggiò in Occidente e scrisse il suo famoso trattato, il 道德經 dàodéjīng. Quest’opera fondamentale introduce il concetto di 道 dào, inteso come guida per il comportamento e l’esperienza umana. Il testo è stato utilizzato per 1800 anni come scrittura "sacra". Fra gli ordini religiosi daoisti, il libro è il pilastro della meditazione, delle cerimonie rituali e dei riti di ordinazione. Il daoismo era apprezzato da tutti i livelli dell’antica società cinese. Il daoismo promuoveva e promuove l’auto-coltivazione e l’autonomia, in opposizione ai rituali ristretti ed elitari del culto statale ufficiale confuciano. Entrambe le filosofie incoraggiano attivamente la ricerca dell’armonia, ma differiscono su come raggiungerla.
Un aspetto importante del daoismo è il concetto legato alla ricerca di bilanciare l’energia vitale (氣 qì). Equilibrio che si applica agli esseri umani, alla natura e al cosmo. Le pratiche daoiste furono sviluppate per coltivare questo equilibrio. Su larga scala, l’imperatore poteva influire sul cosmo; su scala più piccola gli individui erano incoraggiati a raggiungere l’equilibrio nel proprio corpo e/o nel proprio spazio vitale. Un buon equilibrio portava alla prosperità, a una maggiore longevità e forse, in ultima analisi, all’immortalità.
Il buddismo si basa sugli insegnamenti del principe Siddharta Gautama (budda); le ideologie principali si concentrano sui seguenti concetti: compassione, karma, rinascita e impermanenza.
Si pensa che la sofferenza della vita possa essere superata raggiungendo l’illuminazione. Infine, il nirvana, uno stato di perfetta felicità, può essere ottenuto staccandosi dagli attaccamenti materiali e purificando la mente.
Il buddismo fu introdotto per la prima volta in Cina dal nord-est dell’India, attraverso il Nepal e il Tibet, intorno al 100 d.C., come conseguenza diretta dell’espansione della dinastia 漢 hàn e della creazione della Via della seta. Queste nuove rotte commerciali non solo facilitarono lo scambio di merci, ma crearono anche un’ampia interfaccia religiosa e culturale lungo il percorso. Durante la diffusione del buddismo in Asia, esso si divise in due rami principali: Mahayana e Hinayana.
Giunto in Cina, il buddismo ha incontrato le due filosofie autoctone: il confucianesimo e il daoismo. C’era sicuramente un’affinità con il daoismo, persino concetti simili, che permisero a questa nuova religione di essere facilmente adottata nella cultura cinese. Il daoismo si concentrava in particolare sulla libertà personale e su un’intensa armonia con la natura. Con il buddismo si aggiungeva una nuova nozione, che prometteva la beatitudine eterna e la salvezza dopo la morte. Essendo credenze complementari, potevano essere facilmente praticate l’una accanto all’altra.
Con il graduale aumento della conoscenza e della familiarità con le dottrine buddiste, la loro iconografia fu progressivamente integrata nelle arti visive e nella cultura cinese. Templi buddisti, monasteri ed elaborati complessi di templi rupestri con sculture e dipinti furono fondati in gran numero e si diffusero gradualmente in tutta la Cina.
È importante ricordare che identificare con il termine "religione cinese" i tre insegnamenti significa escludere da una seria considerazione le idee e le pratiche che non rientrano facilmente in nessuno dei tre insegnamenti.
Ad esempio, rituali comuni come l’offerta di incenso agli antenati, i funerali, l’esorcizzazione dei fantasmi e il consulto degli indovini. La tendenza a considerare le divinità come funzionari governativi. La credenza nell’interazione modellata tra forze luminose e oscure o nell’influenza del sovrano sul mondo naturale. La preferenza per l’equilibrio tra tranquillità e movimento. Elementi che sono presenti in tutti e tre gli insegnamenti ma che allo stesso tempo che non identificano in modo esclusivo nessuno dei tre.
Forse il modo più veloce e più rapido e anche più efficace per comprendere quali siano le sostanziali differenze fra i tre insegnamenti è possibile rifarsi a una storiella che in Cina è proprio utilizzata a tale scopo, per spiegare la relazione fra i tre insegnamenti e ciò che gli distingue.
La storiella è molto semplice, e ci racconta, un po’ come fosse una barzelletta, che un daoista, un confuciano e un buddista si trovano intorno a un barile pieno di aceto (in alcune versione sono i fondatori dei tre insegnamenti).
Ognuno di essi intinge il dito, nell’aceto per assaggiarlo, e dopo averlo assaggiato affermano ciascuno una cosa diversa.
Uno di loro dice: "questo aceto è troppo acido, bisogna cambiare la ricetta e bisogna insegnare a chi produce l’aceto a farlo meglio perchè così è troppo acido."
Il secondo risponde: "questo aceto è amaro, è molto amaro". Il terzo, invece, afferma: "questo aceto è super buono, è dolcissimo, è meraviglioso."
Riesci a riconoscere chi è il daoista, chi il confuciano e chi il buddista?
Il primo, quello che dice che l’aceto è troppo acido e, soprattutto, sottolinea che va cambiata la ricetta e che si deve insegnare a fare un aceto migliore è il confuciano.
La filosofia di Confucio 孔夫子 kǒng fūzǐ è esattamente questa. Quando trovi qualcosa dentro di te, o nel mondo, che è sbagliato, devi lavorare per migliorarlo.
Se la ricetta dell’aceto produce un aceto troppo acido non va bene, bisogna cambiarne la ricetta.
L’idea di Confucio 孔夫子 kǒng fūzǐ è proprio questa, ciò che non va bene deve essere modificato. Deve essere modificato per renderlo più armonico, per renderlo giusto. L’idea di Confucio è che, se all’interno di una famiglia ognuno sa qual è il proprio ruolo e sa come deve comportarsi, la famiglia è in equilibrio e in armonia. Se consideriamo lo Stato come una famiglia, allora avremo l’imperatore che dovrà comportarsi in un certo modo, così il Primo ministro e cosù via. In questo modo tutta la società può vivere in armonia.
In poche parole, l’idea di Confucio 孔夫子 kǒng fūzǐ è che il mondo è sbagliato e va corretto.
Il secondo assaggiatore, quello che sostiene che l’aceto è amaro, è il buddista.
L’aceto è amaro perchè il buddista parte dal presupposto che l’aceto, così come tutte le cose che esistono sono semplicemente delle illusioni. Nel momento in cui ci si attacca a queste illusioni, pensando che siano la realtà, si ha l’attaccamento nei confronti delle cose del mondo.
Tutto è illusorio e questo genera in primis dentro di noi una sofferenza. Si può leggere questo amaro non soltanto come un sapore, ma come riferimento a una vita amara, alla sofferenza dell’esistenza umana.
Condizione che poi è superata dalla soluzione proposta da Siddharta. Il modo per evitare la sofferenza, per trascendere, per superare l’illusione del mondo è seguire le quattro nobili verità.
Il terzo personaggio, ovviamente, è il daoista, il quale sorride, assaggia l’aceto e dice che è buonissimo.
Per il daoista l’aceto è giusto, va bene così come è, e non deve essere modificato. Una posizione in contrasto con l’atteggiamento del confuciano.
Il punto di partenza di un daoista è che il mondo, il mondo naturale, per come si manifesta è perfetto. Ogni tentativo di modificare il mondo, lo peggiora, quindi il daoista consiglia di non modificare l’aceto. Al massimo se è tropo acido o amaro, se ne userà poco.
Daoismo e confucianesimo nascono in un periodo molto particolare della storia cinese, il periodo degli Stati combattenti (戰國時代 zhànguó shídài). Per Confucio 孔夫子 kǒng fūzǐ creare un sentimento di fratellanza, vuol dire migliorare la società e l’essere umano. Questa è la sua strategia e la sua cura per uscire dal periodo degli Stati combattenti.
老子 lǎozi, invece, fa un discorso completamente opposto, se si è in una situazione così traumatica, così tragica, segnata da guerre e lotte, è dovuta perchè è stata assunta la mentalità di voler modificare il mondo nel tentativo di renderlo migliore. 老子 lǎozi di fatto afferma che è proprio la soluzione proposta da Confucio 孔夫子 kǒng fūzǐ la causa della situazione in cui si trova la Nazione.
Confucio 孔夫子 propone di migliorare l’essere umano, 老子 lǎozi al contrario propone che si debba essere i più "naturali" possibile, in sintonia con il mondo naturale.
Seicento anni dopo questa diatriba, arriva il buddismo, che porta con sè delle idee molto "rivoluzionarie", molto difficili da accettare, soprattutto per un confuciano. A un confuciano non puoi dire che tutto è illusione. Perchè è il mondo illusorio che genera tutto il sistema di idee e di valori di Confucio 孔夫子 kǒng fūzǐ. Meno difficoltà di dialogo ci sono fra il daoismo e il buddismo, tanto che le due dottrine si sono poi praticamente fuse, dando vita al buddismo 禪 chán (equivalente del giapponese zen).
La differenza più forte fra daoismo e buddismo sta nel fatto che mentre per il primo il mondo, l’universo esiste, per il secondo è un’illusione. Questa idea che il mondo, l’universo, è un’illusione deriva a sua volta dall’induismo.
La visione daoista del mondo stimola a prestare attenzione all’uso delle categorie mentali e culturali per descrivere il mondo. Le parole non sono, infatti, capaci di descrivere il mondo. In qualche modo è presente una sorta di "illusione" anche nel daoismo, non tanto rispetto alla realtà, cioè al mondo, ma rispetto all’idea che abbiamo del mondo.
Con l’espressione 三酸圖 sān suān tú si indica un soggetto tradizionale della pittura religiosa cinese. La composizione allegorica mostra i tre fondatori delle principali tradizioni religiose e filosofiche della Cina: confucianesimo, buddhismo e daoismo. Spesso i tre sono rappresentati attorno a un vaso ricolmo di aceto.
Il tema del dipinto, e il racconto, sono stati interpretati da alcuni studiosi come favorevoli al daoismo e critici nei confronti delle altre due religioni.
Nel periodo delle Primavere e degli Autunni, 春秋時代 chūnqiū shídài, dal 770 a.C. al 476 a.C., fu redatto il libro "I riti di Zhou" (週禮 zhōu lǐ), che descriveva le teorie alla base del governo, della burocrazia e dell’organizzazione a tutti i livelli dello Stato. Oltre agli incaricati militari e politici, fornisce un indizio fondamentale sull’importanza dell’aceto.
A quanto pare, l’aceto era diventato qualcosa di più di un semplice condimento, come dimostra il fatto che le corti reali di molti Stati cinesi prevedevano una posizione speciale per una persona la cui unica responsabilità era quella di preparare l’aceto. Questa persona è nota come 醯人 xīrén o fabbricante di aceto, in base all’antico carattere cinese per aceto 醯 xī.
I ventiquattro tipi di aceto più comuni, e i loro processi di produzione di base, sono stati successivamente delineati nell’antico trattato agricolo cinese "Tecniche essenziali per il benessere del popolo" (齊民要術 qí mín yào shù), scritto nel VI secolo d.C. durante la dinastia 東魏 dōngwèi. Simile al romano "De re rustica", il 齊民要術qí mín yào shù, descrive in dettaglio alcuni processi agricoli e ricette, anche se è molto più completo per quanto riguarda i processi. Alcuni aceti hanno titoli interessanti come "Aceto spirituale" o "Aceto dei mille anni di amarezza". Il libro fornisce istruzioni sia sugli ingredienti che sui processi di preparazione, infusione e invecchiamento.
Il dipinto 三酸圖 sān suān tú è oggi la perfetta sintesi del concetto espresso dall’espressione 三教合一 sānjiào héyī. Rappresenta la perfetta sintesi della cultura tradizionale cinese che di fondo percepisce una connessione e una visione unitaria del mondo.
Un dipinto che dobbiamo tenere presente ogni qual volta cerchiamo una sorta di "purezza" in ciò che un praticante di arti marziali studia e interiorizza.
Pratica la tua conoscenza.
實踐真知
shíjiàn zhēnzhī
Francesco Russo
BREVE PROFILO DELL'AUTORE
Francesco Russo, consulente di marketing, è specializzato in consulenze in materia di "economia della distrazione".
Nato e cresciuto a Venezia oggi vive in Riviera del Brenta. Ha praticato per molti anni kick boxing raggiungendo il grado di "cintura blu". Dopo delle brevi esperienze nel mondo del karate e del gong fu, ha iniziato a praticare Taiji Quan (太極拳tàijí quán).
Dopo alcuni anni di studio dello stile Yang (楊式yáng shì) ha scelto di studiare lo stile Chen (陳式chén shì).
Oggi studia, pratica e insegna il Taiji Quan stile Chen (陳式太極拳Chén shì tàijí quán), il Qi Gong (氣功Qì gōng) e il DaoYin (導引dǎoyǐn) nella propria scuola di arti marziali tradizionali cinesi Drago Azzurro.
Per comprendere meglio l'arte marziale del Taiji Quan (太極拳tàijí quán) si è dedicato allo studio della lingua cinese (mandarino tradizionale) e dell'arte della calligrafia.
Nel 2021 decide di dare vita alla rivista Spiralis Mirabilis, una rivista dedicata al Taiji Quan (太極拳tàijí quán), al Qi Gong (氣功Qì gōng) e alle arti marziali cinesi in generale, che fosse totalmente indipendente da qualsiasi scuola di arti marziali, con lo scopo di dare vita ad uno strumento di divulgazione della cultura delle arti marziali cinesi.
一口氣。一套太極拳。一個世界。
Yī kǒuqì. Yī tào tàijí quán. Yīgè shìjiè.
龍小五
Un solo respiro. Una sola sequenza di Taiji. Un solo mondo.
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